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In questa guida spieghiamo come scrivere un’autocertificazione di reddito presunto e proponiamo un fac simile autocertificazione di reddito presunto Word da utilizzare come esempio.
Come Scrivere un’Autocertificazione Reddito Presunto
L’articolo 53 della Costituzione italiana è lapidario nello stabilire che tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Per questi motivi, il sistema tributario è informato ai criteri di progressività. Ciascuno, infatti, è chiamato a concorrere alla spesa pubblica secondo le proprie risorse economiche.
Soltanto in questo modo chi ha meno versa meno e chi ha di più apporta un contributo maggiore all’erario. Questo principio trova piena attuazione soltanto in caso di imposte dirette, che mirano direttamente al reddito dell’individuo, realizzando così il criterio della progressività. Diversamente, l’aliquota IVA, cioè l’imposta sul valore aggiunto, concorre al gettito erariale gravando su tutti i consociati, poiché applicabile direttamente su beni e prestazioni di vario genere, senza legarsi in maniera preponderata al reddito del singolo individuo. Gli introiti statali devono rispondere a criteri votati alla giustizia distributiva, nonché all’uguaglianza dell’assetto tributario contributivo.
Si tratta del coordinato e più generico dovere di solidarietà, espresso dall’articolo 2 della Costituzione medesima. Affinché possa parlarsi di effettiva capacità contributiva, è necessario verificare preliminarmente la titolarità del reddito, nonché analizzare la sussistenza di elementi che possano determinarne eventualmente l’esenzione negli stessi termini. Inoltre, in virtù del principio antielusivo, è fatto assoluto divieto di aggirare il sistema tributario.
Il Codice Tributario nasce con lo scopo di raccogliere l’intera normativa dedicata alla disciplina della contribuzione caratterizzata da tasse, imposte, aliquote di varia natura, in relazione alla capacità contributiva dei cittadini. Oltre al Codice Tributario, risulta altresì rilevante la previsione relativa ad uno specifico procedimento giudiziario tributario, in grado di tutelare il contribuente che riscontri un’illegittima sanzione. Si tratta del Decreto Legislativo 31 dicembre 1992 n. 546, il quale disciplina l’intera materia del contenzioso tributario presso le autorità giudiziarie competenti.
Il Giudice tributario ha il potere di decidere, infatti, su ogni controversia che abbia ad oggetto i tributi di ogni genere e specie, sia di rilevanza regionale che di livello comunale. La giurisdizione tributaria coinvolge anche tutte quelle controversie promosse in relazione alle dichiarazioni fiscali del contribuente, qualora rilevino errori o illegittimità interne agli atti stessi. Inoltre, secondo la predetta normativa, la Commissione tributaria ritiene non applicabili le sanzioni previste dalle leggi tributarie qualora la presunta violazione sia stata determinata da condizioni di incertezza sulla portata normativa delle disposizioni di riferimento.
La materia tributaria è solita distinguere il gettito contributivo erariale in: tasse, contributi e imposte. Le tasse rappresentano il corrispettivo per un servizio reso dalla Pubblica Amministrazione. Trattandosi di un servizio reso alla collettività intera, il valore della tassa è stabilito in misura nettamente inferiore al valore del servizio reso. Per lo stesso motivo, le tasse non aumentano in maniera proporzionale al reddito, poiché, in parte, finanziata dalla contribuzione della collettività stessa, cioè tramite le imposte. A loro volta, le tasse si distinguono, a seconda del tipo di servizio offerto alla società, in: tasse amministrative, tasse giudiziarie, tasse industriali.
Le stesse si differenziano anche in base alla forma di esazione, potendosi parlare di: tasse a riscossione diretta e tasse a riscossione indiretta. Una diversa categoria di tasse è rappresentata dai contributi che si identificano con prelievi coattivi della ricchezza destinati al soddisfacimento dei bisogni pubblici. La tipologia di contributi maggiormente rilevante è rappresentata dai contributi previdenziali e assistenziali, specificamente sottratti dalle quote di retribuzione o di reddito individuale.
Per quanto riguarda le imposte, invece, queste ultime rappresentano la fonte di maggiore importanza dalla quale gli Stati moderni traggono il gettito più forte nell’ambito delle entrate. Tra gli elementi dell’imposta rilevano: i soggetti, i presupposti, nonché le basi imponibili e le aliquote. I soggetti vengono distinti in: attivo, cioè il creditore, e quindi lo Stato, passivo, dunque il contribuente e il sostituto d’imposta che ha l’obbligo, secondo legge, di sostituirsi al soggetto passivo, versando le imposte all’erario. Il presupposto rappresenta, d’altro canto, la fattispecie da cui trae origine l’obbligo tributario. La base imponibile indica poi la ricchezza che diviene oggetto di imposta e può riguardare il reddito o il patrimonio. Le imposte possono essere: generali o speciali, a seconda che colpiscano tutti gli ambiti economici in egual misura oppure singoli ambiti dell’economia; ordinarie o straordinarie; fisse, proporzionali, progressive, per cui l’aliquota di riferimento avrà un valore crescente e regressivo, in virtù delle quali la relativa aliquota avrà un valore decrescente.
Gli introiti erariali poggiano solide basi sui redditi degli individui qualificati come contribuenti, i quali con il proprio patrimonio dichiarato o con i propri redditi soggetti a dichiarazione, contribuiscono direttamente al sostentamento delle finanze di natura pubblicistica. La misura con la quale vengono effettuate le detrazioni è pur sempre ispirata ai principi di rango costituzionale, basati sui criteri di uguaglianza e proporzionalità.
Per questo motivo vengono specificamente calcolate le aliquote contributive da applicare alla base imponibile che si riferisce a diversi scaglioni di reddito. Il raggruppamento in scaglioni è, infatti, fondamentale per poter abbracciar tutta una serie di importi reddituali che consentono di soddisfare al meglio le esigenze di proporzionalità contributiva. Si applica, pertanto, il parametro della proporzionalità per detrazioni al fine di individuare una somma fissa da diminuire rispetto all’importo calcolato sulla base imponibile.
Il ricongiungimento degli importi vari per classi o scaglioni soddisfa il diverso principio della progressività, sulla base del quale si tende a ridurre le differenze di ricchezza tra coloro che hanno di più e coloro che hanno di meno. Si tratta, infatti, di un criterio che mira a sacrificare il più ricco a vantaggio del più povero in questo senso. Tutto ciò avviene, ad ogni modo, nell’ottica solidaristica così come espressamente garantita dalla Carta costituzionale.
Alcuni inconvenienti potrebbero sorgere durante i periodi di crisi economica. Infatti, la caratteristica peculiare delle crisi economiche cicliche corrisponde all’aumento dell’inflazione. Tale fenomeno determina una diminuzione netta del potere di acquisto e, dunque, una conseguente perdita della possibilità di contribuire in maniera equa ed adeguata al versamento nelle casse dello Stato sulla base proprie entrate patrimoniali. A tal fine, il contribuente si ritrova a dover sostenere un carico fiscale maggiore. Per questo motivo si tende a variare l’aliquota applicata alla base imponibile, in modo tale da rendere la tassazione meno gravosa per il contribuente stesso.
Il proprio patrimonio o comunque il proprio reddito, per poter divenire oggetto di debita tassazione, ha bisogno di essere contabilizzato o, ad ogni modo, visionato nella sua interezza. Soltanto così, infatti, sarà possibile individuare, anzitutto, una base imponibile, per poi applicare l’aliquota dovuta in dipendenza della tipologia di tributo consentita per legge. Ciò che, tuttavia, non è possibile desumere da dati effettivi già passati, è possibile presumere sulla base di una stima prevedibile a seconda delle entrate che si prospettano per il futuro.
Nello specifico, trattasi di reddito presunto, inteso quale reddito previsto per l’anno che ancora deve arrivare. La previsione non rappresenta una certezza matematica dalla quale ricavare calcoli di precisione, tuttavia, è necessario predisporre calcoli quanto più possibili precisi al fine di ricavare benefici dalla dichiarazione di reddito presunto che ne deriverà. In base alla tipologia di reddito possono essere considerate voci diverse sulle quali basare l’analisi presuntiva di calcolo. Trattandosi di una dichiarazione che è possibile redigere in piena autonomia, è opportuno scandagliare le singole voci in maniera accurata.
La finalità dell’autocertificazione di reddito presunto consiste, infatti, nella determinazione di quanto verosimilmente sarà costituito il proprio reddito. Essendo un’autodichiarazione risponde, inoltre, ai parametri dettati dal D.P.R. 445/00, a motivo dei quali, qualora la dichiarazione resa risultasse incontrovertibilmente mendace, dalla stessa deriverebbero conseguenze sia di natura penale che di natura fiscale. Infatti, un’autocertificazione di reddito presunto inoltrata presso le competenti sedi previdenziali o contributive, comporta la possibilità di ottenere benefici che decadrebbero istantaneamente qualora risultasse la mendacità delle dichiarazioni rese.
Fac Simile Autocertificazione Reddito Presunto
Di seguito si trova un fac simile autocertificazione di reddito presunto che è possibile utilizzare come bozza. Il documento di esempio è in formato DOC, può di conseguenza essere aperto e compilato con Word, convertito in PDF o stampato.